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Khadija Jayi

Memory of flames

a cura di Silvia Cirelli

opening martedì 6 giugno 2023

fino al 21 luglio 2023

Dal 6 giugno al 21 luglio 2023, la Galleria Anna Marra di Roma, in collaborazione con l’Ambasciata del Regno del Marocco, è lieta di presentare MEMORY OF FLAMES, curata da Silvia Cirelli, la prima personale italiana di KHADIJA JAYI (Marocco, 1989), una delle autrici più interessanti dell’emergente scena contemporanea marocchina.

Memory of Flames propone i recenti progetti di questa talentuosa interprete, presentati in esclusiva italiana. Già conosciuta a livello internazionale, con partecipazioni artistiche a Parigi, Londra, Dubai, Copenaghen o Città del Messico, Khadija Jayi ha esposto nel 2021 al MMVI Musée d’Art Moderne et Contemporain di Rabat e lo stesso anno ha inoltre ottenuto il secondo posto al Mustaqbal Prize alla TGCC Fondation di Casablanca.

Da sempre attenta all’esplorazione di tematiche socioculturali e identitarie, che riguardano la storia culturale attuale ma anche la sfera privata, Khadija Jayi traduce in arte la precarietà della natura umana, arrivando all’autenticità del cosiddetto “essenziale”. Con un’estetica tanto sottile quanto versatile, che miscela bellezza e sofferenza, evasione e costrizione, complicità e poi inganno, Jayi smaschera le tensioni dei comportamenti umani, catturando l’osservatore con un magnetismo espressivo di sofisticata rarità.
La parabola espressiva dell’artista è fortemente influenzata da un’accezione autobiografica, una dialettica che traccia la coraggiosa scelta di rompere gli schemi convenzionali che purtroppo le proibivano di seguire la sua grande passione, l’arte. I segni delle cicatrici di questo strappo sociale obbligato prendono corpo in una sintesi poetica che vede la rappresentazione del fuoco come elemento focale. Deflagrante e vitale allo stesso tempo, il fuoco diventa per l’artista l’allegoria di un’energia feconda, sfuggente, indomabile, la rappresentazione delle ferite che ognuno di noi cerca di nascondere nella memoria interiore.
Per Khadija Jayi, infatti, il linguaggio dell’arte diventa il veicolo espressivo con cui leggere il mondo, con cui prendere coscienza di sé stessi, senza aver paura dei limiti, delle cicatrici che immancabilmente dovremo far guarire. Attraverso la tensione fra tradizione e contemporaneità, l’artista attinge all’energia vitale, testimoniando l’urgenza di creare un vero e proprio paesaggio emozionale, un luogo intimo in cui riappropriarsi con coraggio della propria identità.

Affascinanti ed evocanti, le opere di Khadija Jayi restituiscono il lirismo di una profonda indagine esistenziale, dove ritagli di carta, frammenti di fotografie o di carte geografiche vengono trasformati dal calore del fuoco, in una mimesi materica che ne rivela l’incontrollabile fatalità. Come un mosaico di cicatrici saldate con impeto, le opere di Jayi stupiscono per una fisicità quasi “commemorativa”, in cui i confini si accavallano a vicenda, alternandosi, cancellandosi, fino a liberarsi dai comuni limiti pittorici.
La costruzione narrativa di Khadija Jayi sembra richiamare una sorta di ritualità simbolica ancestrale, che l’artista però rievoca e riattualizza, inserendola nella più viva contemporaneità, attraverso un approccio lessicale che ammalia per la sua raffinatezza sensoriale.

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