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Between Now and Then. The Moroccan Wave

Amina Agueznay, Yasmina Alaoui, Badr El Hammami, Mohssin Harraki, Khadija Jayi, Fatiha Zemmouri

a cura di Silvia Cirelli

opening mercoledì 16 novembre 2022

fino al 21 gennaio 2023

Dal 16 novembre al 22 dicembre 2022, la Galleria Anna Marra di Roma ospita la collettiva BETWEEN NOW AND THEN. The Moroccan Wave, curata da Silvia Cirelli, interamente dedicata al multiforme panorama artistico del Marocco, un palcoscenico vivace e dinamico che si contraddistingue per una versatilità espressiva di notevole risonanza.
Amina Agueznay, Yasmina Alaoui, Badr El Hammami, Mohssin Harraki, Khadija Jayi e Fatiha Zemmouri - alcuni dei quali presentati in Italia in esclusiva assoluta - sono gli interpreti di questo talentuoso e variegato scenario.
Oltre a spiccare per una ricercatezza estetica matura, sono nomi già noti a livello internazionale: Amina Agueznay è attualmente fra gli artisti della prestigiosa Biennale di Lione; Yasmina Alaoui nel 2018 ha ricevuto il “Award for Cultural Diversity” alla Dakar Biennal; Mohssin Harraki è fra i protagonisti della Lagos Biennial 2021>2023 ed era incluso nella mostra al Museo Reina Sofia di Madrid “Moroccan Trilogy”, così come Badr El Hammami; Khadija Jayi ha esposto nel 2021 al MMVI, Musée d’art moderne et contemporain di Rabat; mentre Fatiha Zemmouri è stata recentemente esposta sia alla Fondation Thalie di Bruxelles che all’Institut des Cultures d’Islam di Parigi.
Lontana dal tentativo di definire una specificità generazionale e tanto meno geografica, l'esposizione non vuole circoscrivere la dimensione estetica dell’arte contemporanea marocchina, quanto al contrario valorizzarne le differenze, nell’approccio linguistico e nella grammatica stilistica. Fuori da facili retoriche culturali, si vuole offrire un punto di riflessione sulle ricerche artistiche locali, consolidando chiavi di lettura inedite ed esaltandone la multidisciplinarietà: come dimostrano i diversi linguaggi fatti propri dagli artisti coinvolti. La scelta curatoriale di non voler racchiudere la versatilità di queste differenti modalità espressive sotto un unico tema deve quindi essere letta proprio nell’obbiettivo di staccarsi da circoscritte ghettizzazioni che il più delle volte rischiano di alimentare preconcetti e inutili stereotipi.
Il titolo della mostra, BETWEEN NOW AND THEN, segna l’intento di presentare un nucleo di artisti che sono, sia particolarmente distintivi dell’attuale tessuto magrebino, ma che rappresentano anche gli interpreti del domani. La loro narrazione ci invita a fare esperienza degli innumerevoli universi culturali ed estetici che popolano questo poliedrico panorama, mettendo l’accento sul rapporto fra arte e società contemporanea, e concentrandosi su questioni socioculturali, identitarie e geopolitiche, di interesse connaturato e necessario.
Le opere che Amina Agueznay presenta a Roma intrecciano abilità artigianali e una particolare attenzione al concetto di spazio, inteso ed esplorato come un luogo emozionale, un’esperienza sensoriale da condividere. Lana, cotone, e in generale materiali organici, sono predominanti nella sua cifra stilistica ed evidenziano non solo l’importanza del processo creativo ma anche il valore dell’arte come depositaria della memoria culturale.
Segue poi la riflessione estetica di Yasmina Alaoui, le cui composizioni realizzate con sale, sabbia, ghiaia o materiali acrilici si spingono verso un eclettismo grammaticale che esalta la dimensione poetica dell’esistenza. In una narrazione visionaria che si muove fra il visibile e il non visibile, l’artista si confronta con la vulnerabilità dell’essere umano, esplorando i confini fra figurazione e astrattismo, fra passato e presente, fra caos e ordine.

L’esposizione prosegue poi con Badr El Hammami, artista poliedrico che si relaziona invece costantemente con tematiche contingenti, come l’identità, la multiculturalità, le ambiguità del potere e le dinamiche della violenza. Il suo percorso artistico da sempre miscela ingredienti personali e testimonianze del reale, tracciando importanti passaggi della storia contemporanea attraverso un linguaggio pungente ma allo stesso tempo incisivo.
Mohssin Harraki, interprete dalla sorprendente versatilità che spazia fra fotografia, disegno, fino all’installazione, concentra la sua ricerca sui delicati equilibri fra scrittura, lettura e immaginazione. Trasferendo l’indagine espressiva sull’immaginario migratorio, molto comune nella storia del paese, Harraki si sofferma sulla complessità di elementi narrativi quali la frammentarietà identitaria e sociale.
La giovane e talentuosa Khadija Jayi offre un approccio artistico di spiccata suggestione materica, dove il fuoco funge da elemento centrale: fuoco come potenza distruttiva, che consuma fino all’esaurimento, ma anche come allegoria delle fatalità dell’esistenza umana. Ritagli di carta o frammenti di fotografie mutano forma e consistenza, diventando metafora di una memoria fragile, che però istintivamente, e con innata forza creatrice, rinasce dalle proprie ceneri.
L’impronta espressiva di Fatiha Zemmouri è caratterizzata invece da una forte cifra minimalista che tende verso l’evocazione della trasformazione, del costante stato in-divenire delle cose ma anche dell’universo naturale e dell’umanità in generale. L’evidente potenza materica degli elementi utilizzati, come terra cruda, legno o carbone, si condensa in una valenza tattile che esalta i processi di metamorfosi con particolare attenzione al legame viscerale fra l’essere umano e il mondo naturale.

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